Tra Bleriot, Marinetti e D'Annunzio
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Il 25 luglio 1909, sei giorni dopo il tentativo fallito del
franco-inglese Latham, la prova riesce a Bleriot con un monoplano da
lui stesso costruito. L'eco dell'evento è immensa, la partecipazione
popolare straordinaria. Non è solo il delirio patriottico francese
ad alimentarla. Lo prova quanto scriverà molti anni dopo Zweig:
"Quando Bleriot superò a volo La Manica esultammo a Vienna come
fosse in nostro eroe". I confini tra stati, ora superati grazie alla
tecnica e al coraggio, gli appaiono ancora più assurdi. I confini,
tuttavia, non sono meno importanti di prima, anzi, è il contrario.
Dell'impresa "francese" suscitano in Europa grande emozione in primo
luogo il volo sul mare, che riporta pensieri e passioni al mito di
Icaro; poi la violazione della insularità britannica, componente
tradizionale della sicurezza di quella grande potenza; soltanto al
terzo posto la dimostrata affidabilità dell'aereo. Timori per gli
effetti dei progressi del volo sentiti come un limite alla totale
libertà d'azione si colgono nell'isola sia nella letteratura sia a
livello ufficiale con la creazione di una commissione parlamentare
per la difesa aerea già prima dell'arrivo di Bleriot, cui segue un
dibattito ai Comuni.
Bleriot prova per primo al mondo che se il mare e persino la terra separano, l'aria può unire. Mette così in moto una rivoluzione mentale prima ancora che fisica, politica prima ancora che militare, che intercetta nuovi protagonosti e promuove il ruolo di altri, già presenti. Oltre ai piloti e ai militari e a coloro che promuovono la diffusione dell'immagine del volo, scrittori, pittori, si trovano i meno noti operatori di una nuova macchina, anch'essa funzionante mediante i progressi della meccanica e della chimica, che non vola ma fa decollare l'immaginazione della gente, la cinecamera.
Un verso di "Epitaffio prolisso milanese" che sta in Aeroplani (libro del 1909, ovviamente) del futurista Buzzi è il seguente: "i cittadini volano", coraggiosa e definitiva cesura con il passato: uomini nuovi mirano araggiungere nuovemete in un aeroplano "più aereo, più delizioso". Il passato e il futuro si congiungono nel volo visto come riscatto, presumo da una condizione "terrestre" intesa come posizione non più sostenibile, dunque da abbandonare volontariamente, oltre che da una sofferta inferiorità nazionale rispetto alle grandi potenze. Ciò non significa che al momento tutti possono farlo, è ovvio anche se tutti vorrebbero. Almeno in Italia. Qui al momento servono gli aeroplani - quelli francesi dominano, ma proprio allora un ingegnere trentino, Caproni, si appresta a costruire a Vizzola Ticino la prima fabbrica "nazionale" - e, per pilotarli, superuomini che infatti stanno nascendo. Sono figli non delle scuole di volo, frequentate da persone normali, (o quasi), ma di scrittori.
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Romanzo del 1909. Un aviatore francese scopre la flotta nipponica in procinto di attaccare di sorpresa la base navale americana di Midway ..
Nato a Milano il 15 febbraio 1874, Paolo Buzzi ha coltivato l'amore per la musica e la poesia, il tema patriottico cui si aggiungerà ben presto il lavoro svolto alla Provincia di Milano: motivi che si intrecceranno nella cifra del futurismo, al quale sempre si sentirà di appartenere, anche se nel segno di una spiccata autonomia.
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Testo di: Fortunato Minniti, da: L'Aeronautica italiana nella I Guerra Mondiale, Atti del Convegno, Roma 21-22 novembre 2007