E’ in questo contesto che avviene il felice incontro, quanto mai opportuno, dell’arte del manifesto con la nascente “arte del volo” che portava con sé nuove suggestioni ed un senso epico e di sfida verso nuovi orizzonti di progresso tecnologico. Il manifesto, da parte sua, poteva offrire un eccezionale canale per la diffusione e la conoscenza del nuovo mezzo di trasporto, e, al tempo stesso, un valido alleato nel dare corpo ad un “mito della modernità” e ad una “mistica aerea” per una nuova stagione di conquiste e scoperte che si rifacevano idealmente a quelle dei grandi navigatori dei secoli precedenti. Si venne così a creare una miscela particolare che infiammò, non solo letteralmente, le folle che accorrevano sempre più numerose alle manifestazioni aeree (i “concorsi”, come allora erano definiti), sia per scoprire le nuove “macchine volanti”, ma anche per vedere da vicino gli impavidi eroi del cielo, novelli navigatori solitari in un mare di nuvole inesplorate. Dunque, come accennato più sopra, nel momento in cui l’arte del volo aveva bisogno di un adeguato supporto visivo e promozionale, il manifesto si trovò nella condizione ideale, non solo tecnica ma anche di qualità artistica, per soddisfare quest’esigenza. Quanto alle fonti d’ispirazione di questi primi manifesti a soggetto aviatorio, il periodo anteguerra è legato all’evento in sé, alla singola manifestazione aerea, alla dimostrazione cittadina, mentre, nel dopoguerra, si va invece a determinare una stretta connessione tra la crescita di un’aeronautica militare e civile e le motivazioni di propaganda di un regime che vede nel grande fascino del volo e delle sue imprese che appassionano le folle anche un formidabile alleato per una contemporanea crescita del consenso politico, mascherato dietro a generali motivi di “orgoglio e primato italiano”.
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Testo tratto da: Futurismo. Progresso. Volo di Maurizio Scudiero